Chi soffre di caduta o diradamento dei capelli, indipendentemente dal sesso o dall’età, sa bene che non si tratta di un fenomeno facile da affrontare. Nonostante sia anche abbastanza “normale” vedere uomini di una certa età senza capelli (o senza la maggior parte di essi), la verità è che è un cambiamento dell’immagine di noi molto drastico, che può anche accadere repentinamente, e che nessuno vuole. È facile trovare notizie in merito a come recuperare la capigliatura persa, ma purtroppo, sono poche le fonti – o così sembra – che affrontano che cosa comporta a livello psicologico una caduta di capelli di tipo permanente. Se l’argomento ti interessa da vicino o sei semplicemente curioso di saperne di più, assicurati di leggere questo articolo fino alla fine. Abbiamo chiesto agli esperti del settore di rivelarci le informazioni più importanti, partendo dalla distinzione tra i vari tipi di calvizie, chi ne è affetto, come prevenirla e, infine, tutto quello che c’è da sapere del rapporto tra calvizie e problemi psicologici.
Caduta di capelli temporanea e permanente
Se trovi qualche ciuffo di capelli in più sul piatto della doccia e, naturalmente, questo ti ha messo in uno stato d’allarme, sappi che potrebbe trattarsi di qualcosa di risolvibile. Non tutti i casi sono infatti uguali, così come anche i vari soggetti possono reagire in modo prevalentemente diverso rispetto agli altri. Tuttavia, l’alopecia temporanea ha delle cause e caratteristiche ben definite, vediamo quali.
Caduta di capelli temporanea
È dovuta a dei cambiamenti repentini nella vita della persona e, di conseguenza, anche nell’organismo. Ad esempio:
- Menopausa o altri cambiamenti ormonali
- Farmaci aggressivi (ad esempio, contro il cancro)
- Stress di tipo cronico
In questi casi, va bene allarmarsi ma bisogna anche ricordarsi che sono delle fasi transitorie della vita. Se si elimina il problema che sta alla radice (ad esempio, stress cronico) o terminano delle fasi drastiche (parto, menopausa, trattamenti anti-cancro), i capelli pian piano riprenderanno il loro ciclo vitale di sempre.
Caduta di capelli permanente
Di contro, quando parliamo di caduta di capello permanente, sono coinvolti altri fattori, di cui la genetica probabilmente gioca il ruolo più importante. Tuttavia, esistono altri causi causati dagli ormoni, o da problemi relativi al sistema immunitario, nonché l’invecchiamento.
Negli uomini è possibile individuare questo tipo di calvizie attraverso una forma a M che pian piano si delinea sulla corona della testa. Per le donne, i capelli tendono a diradarsi, con i segni più evidenti nella zona della riga di mezzo.
Chi sono i soggetti più affetti da calvizie?
Da un punto di vista generico, potrebbe davvero colpire chiunque. Tuttavia, studi e ricerche nel tempo hanno rivelato che esistono delle categorie di persone più propense ad ammalarsi. Vediamo insieme quali.
Uomini
Soprattutto dopo i 50 anni, si parla di circa due terzi degli uomini. Tuttavia, l’età media in cui è possibile notare i primi sintomi è 35 anni.
Chi ha una storia di alopecia in famiglia
In poche parole, alla genetica non si scappa. Se hai paura di diventare calvo perché accusi i primi segnali, guarda ai tuoi genitori, zii e nonni: se anche loro lo sono, ci sono buone probabilità che anche tu lo sarai.
Chi soffre di alcune malattie
Le infezioni del cuoio capelluto o alcuni tipi di problemi relativi al sistema immunitario, possono causare la calvizie.
Calvizie e depressione: sono correlati?
Da un punto di vista scientifico, il rapporto tra depressione e caduta dei capelli è stato stabilito già da diverso tempo. Può avere ripercussioni anche molto serie sull’immagine che la persona di sé, la sua autostima e, di conseguenza, sulla qualità della vita in generale. Per questo motivo, è anche risaputo che chi soffre di quest problema, ha delle buone probabilità di soffrire di depressione, soprattutto quando paragonati a soggetti che non sono affetti da alopecia. Questo accade sia agli uomini che alle donne. Una delle motivazioni che stanno alla base del fenomeno, è di tipo sociale: il soggetto teme l’opinione degli altri. Si tende infatti ad associare una capigliatura folta e lucente ai segni di giovinezza, bellezza e salute. Tuttavia, nonostante chi soffre di alopecia probabilmente tende a manifestare i segni della depressione ( tra gli altri, auto-isolamento e bassa stima di sé), bisogna anche sottolineare che la caduta di capelli di per sé non è una causa della depressione. Quest’ultima è infatti una malattia abbastanza complessa.
Ho appena scoperto di soffrire di alopecia: cosa posso fare?
Il primo passo è contattare una clinica che si occupa di alopecia. Insieme ad un medico, sarai in grado di determinare qual è la terapia che più si adegua alla tua situazione. Ecco le più diffuse.
Medicine
Minoxidil e Finasteride sono i trattamenti più popolari, che riescono a dare anche dei risultati abbastanza soddisfacenti.
Trapianto di capelli
Si realizza trapiantando i bulbi dei capelli del paziente da una zona donatrice ad una calva. Si raccomanda a chi soffre di alopecia di tipo permanente e ad uno stadio avanzato.
Terapia al laser
Chi soffre di alopecia androgenetica spesso ricorre a questa tecnica che consiste nel trattare il cuoio capelluto con con un laser a bassa intensità.
Cambiamenti nello stile di vita
Ridurre lo stress, mangiare una dieta ricca di tanti nutrienti, smettere di fumare e cercare di ridurre trattamenti chimici particolarmente aggressivi per i capelli. Questi sono alcuni delle tante buone abitudini che possono di certo rinforzare la qualità dei capelli e favorirne la crescita nel tempo.
Conclusioni
Se soffri di caduta o diradamento dei capelli e hai notato dei sintomi che ti buttano giù, o se stai notando che la tua vita di sempre è cambiata, devi ricorrere ad un aiuto di tipo professionale. Un tricologo o un dermatologo sarà in grado di capire le cause della caduta dei capelli e come trattarla, mentre uno psicologo uno psicoterapeuta può essere un grande aiuto per superare i problemi di tipo psicologico. Tieni conto che questo problema affligge quasi la metà della popolazione italiana e la cosa peggiore è sentirsi isolati, o lasciati in agonia con qualcosa che sembra irrisolvibile, ma davvero non lo è.